La Rakk’n’Ruin II, l’astronave di Rocket Raccoon, atterra sull’evoluto pianeta Spartax, capitale dell’Impero Interstellare di Spartax. Al suo interno, oltre al procione, vi sono Star-Lord (Peter Quill), Groot e Phyla-Vell. Dall’avventura del quartetto insieme agli ex araldi di Galactus, Nova e Silver Surfer (Guardiani della Galassia MIT #1, #2 e #3, insomma, i numeri precedenti), è passato un po’ di tempo, forse un mese e sicuramente non più di tre. In quel lasso di tempo il gruppo ha vissuto (poche) altre avventure e ottenuto (miserevoli) guadagni. Cosa però più importante di tutte le altre, l’amicizia che corre tra i quattro componenti  si è (quasi per niente) rafforzata. Anche perché (quasi) ognuno di loro ha avuto modo di far conoscere agli altri luoghi e persone che gli sono (più o meno) care.

 

Pianeta Halfworld, dove è tornata a vivere la lontra ed ex compagna di Rocket Raccoon, Lylla.

-Sei veramente convinto di girovagare per la galassia insieme a quei tre?- chiede ella a Rocket al momento di salutarsi e indicando gli altri tre Guardiani.

-Perché me lo chiedi?

-Perché mi sembrano una banda di matti.

-Non ti preoccupare. Sotto la mia guida stanno diventando veramente in gamba.

 

Zona Blu della Luna, dove si trova il quartier generale dello S.W.O.R.D., un’agenzia d’intelligence incaricata di prevenire e combattere eventuali minacce extraterrestri, guidata da Abigail Brand. E’ qui che Phyla-Vell può incontrare suo fratello Genis-Vell. Al momento dei saluti i due si abbracciano affettuosamente.

-Prima che me ne vada, toglimi una curiosità. Mi hai detto che hai ceduto il nome di Capitan Marvel a colei che prima si chiamava Miss Marvel. Quindi adesso come ti fai chiamare? Mister Marvel? Oppure Il Diseredato? Oppure…- cerca di prenderlo scherzosamente in giro Phyla.

-Lasciamo perdere.- risponde sorridendo Genis -Piuttosto, sei veramente convinta di girovagare per la galassia insieme a quei tre?

-Perché me lo chiedi?

-Perché mi sembrano una banda di matti.

-Non ti preoccupare. Sotto la mia guida stanno diventando veramente in gamba.

 

Stato del Colorado, Stati Uniti d’America, sul Pianeta Terra. Peter Quill incontra i suoi genitori Martin e Meredith.

-Sei veramente convinto di girovagare per la galassia insieme a quei tre?- chiede la donna a suo figlio al momento di salutarsi e indicando gli altri tre Guardiani.

-Perché me lo chiedi?

-Perché mi sembrano una banda di matti.

-Non ti preoccupare. Sotto la mia guida stanno diventando veramente in gamba.

 

Astronave Rakk’n’Ruin II.

-Io sono Groot.

-Mi spiace, ma non faremo visita al tuo pianeta natale.- gli comunica Rocket -Se ricordi bene, l’ultima volta che ci siamo stati i tuoi amici hanno cercato in tutti i modi di farmi fuori.

-Io sono Groot!

-Farò finta di non aver sentito.

 

Ma adesso torniamo nel presente, magari spiegando come mai i Guardiani della Galassia si trovano sul pianeta Spartax.

 

Star-Lord, Rocket Raccoon, Phyla-Vell e Groot sono, anzi, si fanno chiamare

N. 4 – I vestiti del nuovo imperatore

 

Satellite dal nome sconosciuto. Probabilmente non ce l’ha mai nemmeno avuto un nome. Si narra che una volta uno Skrull che passava casualmente da quelle parti volle nominarlo Krt’ll’jufw ma probabilmente si tratta di un’invenzione di chissà chi. Comunque.

Quattro individui stanno correndo a perdifiato sul terreno sabbioso, inseguiti da una creatura enorme dalla forma apparente di un Granchio Gigante.

-Meno male che qualcuno diceva che era un pianeta disabitato.- osserva l’unica donna del gruppo dei fuggitivi.

-E’ un satellite, non un pianeta.- la corregge il procione.

-Cercavo d’essere ottimista.- risponde l’uomo all’osservazione della donna.

-Io sono Groot.- dice quello che sembra essere un albero (e forse lo è).

L’inseguimento ha termine quando un raggio proveniente dall’alto colpisce il Granchio Gigante, incenerendolo. I quattro si fermano e osservano atterrare l’astronave che li ha appena salvati.

-Saranno venuti qui anche loro per cercare gli Scarabei Disgiunti d’Oro?- si chiede Rocket Raccoon.

-Magari invece non sanno nemmeno della loro esistenza.- ipotizza Phyla-Vell -L’importante è che ci abbiano tolto dai guai.

-Sperando che non abbiano intenzioni ostili pure con noi.

-Non credo. Avrebbero potuto benissimo eliminarci senza problemi, se avessero voluto.

-Nel dubbio io carico l’arma.

-Guarda di non farci ammazzare. E tu, nostro prode capo, come mai stavolta te ne stai in silenzio? Sono in attesa del tuo discorso illuminante.

-Stavo pensando che un’astronave così mi sembra di averla già vista da qualche parte.- risponde Star-Lord.

Dall’astronave scende e si dirige verso loro una ragazza dai lunghi capelli castani che indossa un costume bianco e un mantello rosso. Nella mano destra stringe una lancia che sembra emettere un crepitio. Attorno a lei ci sono cinque soldati in armatura. La ragazza guarda con espressione severa il procione e Rocket alza le mani per dimostrare che non ha strane intenzioni. Poi passa ad osservare l’albero ed infine la ragazza con il costume rosso e il mantello blu. Finalmente decide di cominciare a parlare:

-Sono il capitano Victoria, comandante della Guardia Reale dell’Impero Interstellare di Spartax e figlia dell’imperatore J’son. Siete tutti invitati a seguirci fino al pianeta Spartax, dove verrete trattati con tutti i riguardi.

-Col cavolo che…- comincia a dire Rocket prima di venire interrotto da Phyla.

-Vi ringraziamo per averci appena salvato la vita. Non vorrei sembrare irriconoscente ma mi chiedo cosa ci garantisce che non stiamo cadendo in una trappola.

Finalmente, e mostrando un po’ di fastidio, Victoria volge lo sguardo anche verso Star-Lord.

-Presumo che non gli hai detto niente, Peter.

-Non mi dire che voi due vi conoscete già!- esclama Rocket rivolgendosi al compagno di squadra.

-Sì, in effetti la conosco già, visto che è mia sorella.

-COSA?- esclamano, anzi, urlano all’unisono il procione e Phyla.

 

La navicella di J’son, giovane e scapestrato principe di Spartax, precipitò in Colorado. Meredith Quill, una ragazza del luogo, lo trovò ferito e se ne prese cura. I due si innamorarono ma una volta guarito dalle ferite e riparati i danni della navicella J’son tornò sul suo pianeta. Lo Spartoi spiegò alla terrestre che non poteva rimanere e nemmeno poteva portarla con sé perché non avrebbe potuto garantire per la sua sicurezza. Ma promise che sarebbe tornato, qualche volta. Dopo alcuni mesi nacque Peter Quill.

 

Arrivati sul pianeta Spartax, i quattro Guardiani scendono dalla Rakk’n’Ruin II e si ritrovano circondati da alcune guardie. Una creatura umanoide dalla pelle verde si avvicina e le guardie si spostano per lasciarlo passare.

-E’ un piacere poter vedere che sta benissimo, principe Peter.

-Ciao Golgug, come butta?- chiede Star-Lord alzando una mano per dare il cinque.

L’altro non fa alcun cenno di movimento.

-Sì, ok, capisco. Contegno.

-Confido che la principessa Victoria le abbia già spiegato il motivo del suo prelevamento.

-In verità no. Mia sorella non è stata molto loquace.

-Deve essere un vizio di famiglia.- interviene Phyla.

-Ancora non ti è passata? Cosa avrei dovuto dirvi? Ehi, ciao, sono Star-Lord e mio padre è un imperatore stellare.

-Ecco, così poteva anche andare bene.

-Insomma, prima ti lamenti che parlo troppo, poi ti lamenti che parlo poco.

-Non ho mai detto che parli troppo. Ho detto che parli a sproposito.

-Non credevo che potesse interessarvi conoscere nei dettagli chi sono, va bene? E poi anche tu non hai…

-Fermati. Cosa vorresti dire? Io a voi ho rivelato chi sono e da dove vengo.

-Sì, l’ha fatto.- conferma Rocket.

-Grazie per l’aiuto, eh.- borbotta Peter.

Golgug sorride benevolmente.

-Sono contento che si sia fatto degli amici così simpatici. Scusatemi se non mi sono ancora presentato. Benvenuti su Spartax. Io sono Golgug, delegato del Consiglio dell’Impero.

-Allora esiste qualcuno educato su questo pianeta. Piacere di fare la sua conoscenza, io sono Phyla-Vell da Titano.

-Io sono Rocket Raccoon e lui è Groot.

-Un gruppo ben assortito, devo dire.- commenta Golgug -Seguite pure le guardie, vi condurranno a palazzo.

-Però ancora non so per quale motivo sono qui.- interviene Star-Lord.

-E’ vero, non l’ho ancora detto. Mi scusi, principe Peter. La sua presenza è richiesta e necessaria perché domani il Consiglio annuncerà che lei sarà il nuovo imperatore di Spartax.

-Il nuovo imperatore? Questo vuol dire che… Cioè, ci siamo visti poche volte e non siamo mai andati d’accordo, ma comunque mi spiace che…

-Non è successo quello che crede, principe. L’imperatore J’son sta benissimo ma ha deciso di abdicare. Per essere più precisi, è fuggito dal pianeta.

-Come sarebbe a dire?

-J’son si è rivelato essere un pessimo governante e tra la popolazione regna il malcontento. Oramai l’Impero Interstellare di Spartax comprende praticamente solo il pianeta Spartax e pure qui le cose non vanno benissimo.

-Per quel poco che conosco mio padre, non posso dire di essere sorpreso.

-E la situazione non è peggiore solo per merito della principessa Victoria.

-Allora annunciate lei come nuova imperatrice, mia sorella è sempre stata molto più interessata di me a succedere a nostro padre.

-Non è così semplice.

-Temevo che lo avresti detto.

 

All’interno di quello che deve essere il Palazzo Imperiale, Rocket Raccoon viene condotto nella camera che gli è stata data.

-Uau!- esclama ammirando l’enorme stanza arredata con oggetti di discreto valore.

-Uau!- esclama nuovamente poco dopo all’interno di un salone, vedendo la tavola ricolma di prelibatezze preparate esclusivamente per lui, Phyla e Groot.

-Non vedo Peter.- nota solo quando ha già cominciato a mangiare.

-Mi sembrava mancasse qualcuno.- conferma sarcasticamente la donna.

-Il principe è in riunione insieme alla principessa e ai delegati del Consiglio.- rivela il cameriere.

-Ah ah ah!- ride senza trattenersi Rocket -Mi piacerebbe vederlo. Scommetto che dopo mezz’ora non ne potrà già più e comincerà a friggergli il cervello.

In realtà l’attenzione di Peter Quill regge ben quaranta minuti prima di cominciare a vacillare. Per fortuna i delegati vanno avanti a parlare per poco ancora.

-E questa è l’attuale situazione dell’Impero.- conclude Golgug, praticamente il delegato con più potere all’interno del Consiglio.

Quindi i delegati si voltano tutti verso Peter, stando in silenzio.

-Ehm… Adesso dovrei dire qualcosa io?

-Sì. Sarebbe cosa gradita.- risponde qualcuno.

-Va bene. Non vi abbattete, la situazione non è così tragica come immaginavo e sicuramente Victoria saprà risolvere tutti i problemi.

-Principe Peter, niente le vieta di rinunciare al ruolo che le spetterebbe ma, appunto, l’onere e l’onore di essere il prossimo imperatore sarebbero suoi.

-Rinuncio più che volentieri. Non per evitare responsabilità, sia ben inteso, ma perché io per primo dico che Victoria è più adatta di me a governare. Inoltre a differenza mia conosce benissimo Spartax.

Victoria osserva il fratello con un’espressione che non lascia trapelare alcunché su cosa stia pensando in quel momento.

-Se ritiene di non avere altro da dire,- interviene Golgug -può andare, principe. Anche lei, principessa.

Appena i due fratelli lasciano la stanza, si scatena una ridda di commenti tra molti dei dieci delegati.

-Il principe è il primogenito maschio, non può che essere lui il nuovo imperatore.

-Ma lo avete appena sentito. Si rifiuta di diventarlo.

-Gli faremo cambiare idea.

-Sono d’accordo. E’ nostro e suo dovere rispettare le tradizioni di Spartax.

-Parlate di tradizioni? Ma se il principe non è nemmeno un vero Spartoi.

-Infatti. Ricordiamoci che sua madre è una straniera.

-Non sarà il candidato perfetto ma lo è ancora meno la principessa Victoria.

-Giusto. Non possiamo mettere una donna a comandare l’impero.

-Però è benvoluta dal popolo.

-Non annunciare lei come imperatrice potrebbe renderci impopolari.

-Anche non annunciare lui come imperatore potrebbe renderci impopolari.

Toght, una giovane donna dai corti capelli scuri, si rivolge a un silenzioso Golgug:

-Ti vedo perplesso.

-Stavo pensando che questo Consiglio non si sta dimostrando affatto migliore del nostro ex imperatore.

-D’altronde alcuni delegati sono stati scelti da J’son stesso e sappiamo entrambi che non amava circondarsi di gente più in gamba di lui.

-Credo che andremo per le lunghe. Ci vorranno giorni per raggiungere una decisione comune, mentre per l’Impero di Spartax sarebbe molto meglio risolvere la questione nel più breve tempo possibile.

-Prendimi per ottimista ma credo che, anche se involontariamente, il principe e i suoi amici ci daranno un grande aiuto.

 

Mattino seguente, una piazzetta vicina al Palazzo Imperiale. Un tombino viene sollevato e da sotto spunta fuori Peter Quill. Un passante lo guarda un po’ sorpreso.

-Manutenzione delle fogne.

Il passante se ne va turandosi il naso (anche se l’altro non emana per niente odori nauseabondi).

-Conosco il Palazzo Imperiale come le mie tasche, sono degli stolti se hanno creduto di potermi trattenere rinchiuso là dentro. E adesso vediamo se passa qualche taxi.

In effetti dopo un paio di minuti arriva un taxi che si ferma su richiesta di Peter. Quest’ultimo osserva il volto dell’autista e rimane fermo senza avvicinarsi al mezzo. Il guidatore abbassa il finestrino.

-Cosa fai, non sali?

-Claus, tu non sei un tassista. Cosa ci fai qui?

-Sono a sua completa disposizione, principe.- risponde sorridendo Claus Carmody.

Rassegnato, Peter apre la portiera e sale. Il taxi parte prontamente.

-Te l’ha ordinato mia sorella di tenermi sott’occhio, vero?

-No. Me l’ha chiesto gentilmente.

-Sei partito senza nemmeno chiedermi dove voglio andare.

-Orfanotrofio Selvaggio. Ci ho preso?

Peter non risponde e dopo qualche attimo di silenzio chiede:

-Con Victoria come va?

-Benissimo. Se diventerà imperatrice quasi sicuramente mi  proporrà di prendere il suo posto come comandante della Guardia Reale, anche se sa che probabilmente rifiuterò. Preferisco continuare a fare la spia.

-Non che io e lei abbiamo mai parlato più di tanto, ma da quando sono qui mi sembra più silenziosa del solito.

-Negherò sempre di avertelo rivelato ma, anche se ci sono alcuni aspetti del tuo carattere che proprio non sopporta…

-Sì, di questo me n’ero decisamente accorto.

-Nonostante questo, lei in fondo ti vuole bene e si fida di te. Solo che vuole davvero diventare imperatrice. Quindi, probabilmente, non sa come comportarsi con te in questi frangenti.

-Si fa dei problemi per nulla. Io non voglio davvero diventare il nuovo imperatore.

-Però lei è ugualmente un po’ dispiaciuta perché ritiene che potresti essere un buon imperatore.

Peter comincia a ridere.

-Ovviamente- riprende Claus -pensa anche che lei sarebbe comunque più adatta a quel ruolo.

Peter smette di ridere.

-Ecco, adesso la riconosco.

Il taxi si ferma nelle vicinanze dell’edificio. Peter scende e si avvia da solo verso l’entrata, quando ecco arrivare una ragazza che imbraccia un fucile.

-Fermo lì!

-Sono solamente io, Peter. Non c’è pericolo, puoi abbassare l’arma, Donna.

-E’ proprio perché sei tu che la tengo puntata.

-Mi odi fino a questo punto?

-Fammi pensare. Sì.

Nonostante quel che ha detto, Donna abbassa il fucile.

-E non è perché tra noi non è finita benissimo, oramai ci ho messo una pietra sopra. Il fatto è che sei sparito per mesi senza farti mai sentire. Mi hai fatto preoccupare.

I due vorrebbero dirsi qualcos’altro ma vengono interrotti dall’arrivo di un bambino.

-Ehi, ciao Nik!- lo saluta Peter.

Il bambino ricambia il saluto e poi corre verso l’orfanotrofio.

-Venite a vedere! E’ tornato il Giullare Spaziale!

-Veramente sarei il Signore delle stelle. Dici la verità, sei tu che mi hai messo quel nome.

-Chi lo sa.- risponde Donna ridendo -Vuoi entrare? Ma solo per salutare pure gli altri bambini.

-Certamente. Non avevo in mente nient’altro.

 

Quella sera avviene un’altra riunione del Consiglio dell’Impero. C’è un po’ di agitazione tra i delegati.

-Abbiamo saputo che il principe è tornato a far visita all’orfanotrofio dove c’è quell’insegnante che ha frequentato in passato.

-Era stato avvisato. Dovrebbe smetterla di fari vedere in luoghi inappropriati e con persone di così basso rango.

-Inoltre nel Palazzo Imperiale sono scomparsi alcuni oggetti di valore. Le telecamere stranamente erano guaste e non hanno potuto riprendere il colpevole. Comunque c’è un sospettato ed è il procione che stiamo ospitando. Purtroppo non abbiamo prove.

-Non è finita qui. Oggi, proprio nel quartiere più nobile della città, quella donna arrivata insieme al principe ha osato malmenare il figlio del duca Laito Etradais.

-Pare che costui l’abbia prima pesantemente importunata.

-Doveva comunque avere più riguardo. Non dimentichiamoci che è il figlio di una delle persone più importanti del pianeta.

-E quella donna è amica del principe e nostra ospite. Toccherà a noi scusarci con lui in qualche modo.

-Tremo al pensiero di cosa potranno combinare nei prossimi giorni.- interviene Toght che, dopo aver detto ciò, strizza l’occhio rivolta a Golgug.

Quest’ultimo, rimasto fino a quel momento silenzioso, prende la parola:

-Comprendo le vostre preoccupazioni. Purtroppo questi soggetti rimarranno da noi fino a quando non saremo tutti d’accordo nel decidere chi sarà il prossimo imperatore.

-Però se sarà scelto il principe Peter, insieme a lui sicuramente rimarranno anche loro.- gli dà manforte Toght.

-Ciò che dici è vero. Se però sarà scelta la principessa Victoria, lasceranno tutti immediatamente il pianeta.

Gli altri delegati si guardano tra loro. Uno alla volta cominciano a sorridere. Le loro menti illuminate hanno trovato la soluzione al problema.

Il giorno dopo, di buon’ora, Victoria viene proclamata imperatrice.

 

Allo spazioporto, a salutare i Guardiani, vi sono Golgug e Victoria. Quest’ultima, dopo qualche tentennamento, si lascia andare ad un abbraccio con il fratello.

-Prima che ve ne andiate, ho qualcosa da darvi.- dice poi avvicinandosi al delegato, che le passa qualcosa. E’ una Pistola Elementale, che consegna a Peter.

-Questa apparteneva a nostro padre. Ne aveva due, ma una l’ha portata con sé. Credo che questa l’abbia lasciata volontariamente perché fosse data a te.

-Grazie.

-E per te, Phyla-Vell, abbiamo questa. Noi la chiamiamo Spada Stellare. Usala per difendere ad ogni costo mio fratello.

Phyla afferra la bianca elsa quasi incredula.

-Ma è una spada bellissima!

-E per me non avete niente?- chiede Rocket Raccoon.

-No. Riteniamo che tu abbia già preso abbastanza.

Il procione tenta di fare l’indifferente e non chiede altro. Dopo che Golgug ha spiegato loro come usare al meglio le nuove armi, i quattro Guardiani della Galassia salgono sulla Rakk’n’Ruin II e se ne vanno.

-Il mio sogno era quello di vedervi governare assieme.- rivela Golgug a Victoria –Avreste fatto grandi cose.

-Forse hai ragione. Ma mio fratello è lo Star-Lord, Spartax gli sta stretto. Lui ha bisogno di viaggiare libero per la galassia e, molto probabilmente, a sua volta la galassia ha bisogno di lui.

 

Note galattiche.

Della versione MUSA dei personaggi che ho usato si può sapere tutto velocemente cercando su internet, quindi non starò a elencare apparizioni e altro. Basti sapere che quasi per tutti si tratta del debutto nell’universo MIT. Che io sappia, fanno eccezione ovviamente i quattro protagonisti, Genis-Vell (comparso su varie serie, tra le quali una addirittura dedicata a lui) e Lylla (comparsa nella miniserie dedicata a Rocket Raccoon).

Ho cambiato alcune cose rispetto all’universo MUSA (un esempio, la madre di Peter è viva e ha un compagno), altre no (un esempio, anche qui il padre di Peter è J’son, imperatore di Spartax), certe situazioni sono uguali ma ci sono arrivato per strade diverse (un esempio, il modo in cui Victoria diventa imperatrice).